DerStilleBergLA MONTAGNA SILENZIOSA

Un film di Ernst Gossner

Una produzione della SIGMA FILMPRODUKTION
in collaborazione con VENT PRODUCTIONS
Austria 2014 | 94 min.

Uscita nelle sale: marzo 2014

 

Sinossi

dsb_11Al matrimonio della sorella List nel maggio del 1915 il giovane tirolese Anderl incontra Francesca, graziosa ragazza italiana dal carattere ribelle. Francesca è disperata perché dopo la festa dovrà ritornare nel collegio retto dalle suore dove sta frequentando la scuola. Anderl, figlio di una moderna famiglia di albergatori sudtirolesi arde dal desiderio di essere finalmente considerato dalla sua famiglia come un adulto.

Tra i due è amore a prima vista. Ma l’improvvisa notizia che l’Italia ha dichiarato guerra all’Austria-Ungheria si abbatte sull’allegra compagnia nuziale: quella che fino a un attimo prima era una comunità europea piena di speranze si ritrova da un momento all’altro lacerata in nazionalità diverse e il fatale patriottismo di vecchia scuola si dimostra più forte dei legami familiari appena intrecciati.

dsb_2-largeGià il giorno successivo Anderl è inviato a combattere sul lato austriaco del fronte dolomitico – il suo nuovo cognato Angelo su quello italiano.  Francesca resta in paese, dapprima nascosta, come infermiera.

La Prima Guerra Mondiale infuria come una tempesta nello spettacolare paesaggio montano. Ma anche in mezzo alle granate che piovono senza sosta e agli ufficiali fanatici che lo circondano Anderl coltiva la speranza di un futuro di pace al fianco della sua amata. Nella follia della guerra egli conduce la sua battaglia personale per la vita e l’amore della sua Francesca.

 

Note di regia

La guerra ha sempre esercitato su di me un fascino speciale. Forse dipende dal fatto che sono cresciuto in Austria, un Paese collegato allo scoppio di ben due guerre mondiali e forse anche dal fatto che dopo l’11 settembre negli Stati Uniti ho potuto vedere di persona quanto rapidamente si sia riusciti a convincere la società americana della necessità della guerra.  Fortunatamente non ho mai dovuto sperimentare sulla mia pelle le grandi privazioni che la guerra produce.
Poi, mentre giravo in Alto Adige  il documentario GLOBAL WARNING, ho trovato postazioni ancora completamente intatte riemerse dai ghiacci che le ricoprivano, munizioni e granate inesplose, resti di soldati e cime scavate da innumerevoli gallerie: un mondo bizzarro in cui si imbatte chi sale fino ai quasi 4000 metri delle montagne altoatesine. Questi resti bellici si ergono come monumentali moniti nel mezzo di un impressionante ambiente naturale. Ho capito subito che tutto ciò avrebbe offerto uno scenario unico nel suo genere.
Dalle esperienze del documentario è nata la storia narrata nel film LA MONTAGNA SILENZIOSA.
Dal punto di vista visivo il film è assolutamente emozionante. Le spettacolari vedute sulle Dolomiti sono già di per sé un elemento caratterizzante della pellicola. La storia d’amore non è solo fine a se stessa, ma fa da filo conduttore a tutta la trama rendendo evidente il prezzo altissimo che questa guerra impose a tutti coloro che vi furono coinvolti.
Tutti i personaggi nel film affrontano questa guerra in modo tra loro molto diverso, sostenendola ciascuno per differenti motivi. Tuttavia nessuno ne esce indenne.  Un aspetto importante del film è proprio quello di mostrare come in una guerra alla fine ci siano solo perdenti.
LA MONTAGNA SILENZIOSA è un racconto storico emozionante incentrato intorno alla guerra che ha diviso il Tirolo, ha segnato la fine della monarchia austroungarica e ha gettato le premesse per la seconda Guerra mondiale.  Ma è anche un dramma toccante che ci fa avvicinare a un mondo sull’orlo del precipizio: un precipizio che può aprirsi davanti agli occhi di ogni generazione.
Sono contento di poter condividere con il pubblico questo nostro film nel centenario della Prima Guerra Mondiale.

 

Ernst Gossner

Regisseur_Ernst_Gossner_Hauptdarsteller_William_Moseley-largeErnst (nato a Brixlegg/Tirolo nel 1967) si è diplomato nel 1992 presso la Handelsakademie di Innsbruck. Successivamente ha lavorato come impiegato, poi come operaio in un’acciaieria, guida ciclistica, giornalista, responsabile della programmazione presso una radio locale, e ha studiato scienze politiche prima di passare all’industria dello spettacolo.
Nei sette anni successivi Ernst ha recitato in decine di opere teatrali in Austria, Italia e Germania.  Ha inoltre scritto e messo in scena numerose opere teatrali nonché il suo primo cortometraggio FLUCHT. Il grandissimo successo registrato da “Flucht” in internet ha dischiuso a Ernst le porte del corso di regia del prestigioso American Film Institute (AFI) di Los Angeles.
Nel 2001 Ernst ha concluso i suo studi presso AFI. Il suo film di diploma, BAR TIME, ha vinto lo Special Jury Award dell’USA Film Festival ed è stato inserito, insieme a sole altre quattro pellicole, nello speciale dvd celebrativo, pubblicato in edizione unica dall’ American Film Institute.
Nel 2002 Ernst ha fondato la casa di produzione VENT PRODUCTIONS. Nel 2007 il film del suo debutto cinematografico, SOUTH OF PICO, è stato presentato in prima mondiale all’11. edizione dell’ American Black Film Festival di Los Angeles, ottenendo la nomination in tre diverse categorie e vincendole tutte. SOUTH OF PICO è arrivato quindi nelle sale cinematografiche americane ed europee, in televisione e in DVD e ha ottenuto riconoscimenti in numerosi festival in tutto il mondo.
Successivamente Ernst si è dedicato al tema della guerra con il suo primo documentario GLOBAL WARNING e con il suo secondo lungometraggio LA MONTAGNA SILENZIOSA, nel cui cast figurano William Moseley, star delle Cronache di Narnia, la leggendaria Claudia Cardinale, Fritz Karl e numerosi attori e attrici del Tirolo e dell’Alto Adige.
Ernst vive e lavora tra Vienna e Los Angeles.

 

CAST ARTISTICO

Anderl Gruber: WILLIAM MOSELEY
Francesca Calzolari: EUGENIA COSTANTINI
Nuria Calzolari: CLAUDIA CARDINALE
Karl Gruber: HARALD WINDISCH
Fritz Weinberger: FRITZ KARL
Angelo Calzolari: GIULIO CRISTINI
Sven Kornatz: WERNER DAEHN
Elisabeth Gruber: EMILY COX
Nicola Quinziato: CORRADO INVERNIZZI
Anastasia Innerkofler: JULIA GSCHNITZER
Bepi Moiola: MICHAEL CADEDDU
Anna Gruber: BRIGITTE JAUFENTHALER
Peter Hackhofer: PETER MITTERRUTZNER
Peter Mitterrutzner: LUCAS ZOLGAR
Josef Gasperi: GEORG KASER
Josef Clementi: JOSEF LANZ
Marie Lanz: LAURA BILGERI
Alfred Weber: FRANZ WEICHENBERGER
Georg Lechner: FELIX BRIEGEL
Josef Kofler: FLORIAN ADAMSKI
 Fingerfresser: MARKUS PLATTNER
Markus Dallapozza: FRANZ JOSEF GLUDERER
Maggiore dei Kaiserjäger: REINHARD FORCHER
Comandante dell’ esercito imperial-regio: ANDREAS PRONEGG
 Direttore dell’Hotel: MARKUS OBERRAUCH
Rosa, orfana trentina: EMILIA KASPAR

 

CAST TECNICO

Una produzione SIGMA FILM in collaborazione con VENT PRODUCTIONS
Musiche: Gregor Narholz
 Costumi: Brigitta Fink
 Montaggio: Janine Dauterich e Florian Miosge, Evi Romen
Scenografia: Thomas Vögel
Fotografia: Daniela Knapp
Produttore esecutivo: Ryan Noto, Elias Axume
Produttore associato: Jack Campbell, Reinhold Bilgeri
Service production: Albolina Film, Wilfried Gufler, Thomas Menghin
Produttori: Heinz Stussak, Ernst Gossner
Sceneggiatura: Clemens Aufderklamm
Regia: Ernst Gossner
Con il sostegno di: ÖSTERREICHISCHES FILMINSTITUT, FILMSTANDORT AUSTRIA, BUSINESS LOCATION SÜDTIROL, ORF (FFA), TRENTINO FILMCOMMISSION, FILMFONDS WIEN, CINE TIROL

 

Dati storici di riferimento

28 giugno 1914  – attentato a Sarajevo
23 luglio 1914 – Ultimatum austriaco alla Serbia
1 – 4 agosto – Entrata in guerra di Germania, Russia, Francia, Belgio, Canada, Gran Bretagna, Nuova Zelanda
23 maggio 1915 – Dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria
5 luglio – 4 agosto 1915 – Primo sbalzo offensivo italiano nelle Dolomiti (considerato come inizio della Guerra Bianca)
24 ottobre 1917 – attacco dell’esercito austro-ungarico con lancio di gas (12. battaglia dell’Isonzo o battaglia di Caporetto) e crollo del fronte italiano in alta montagna
24 ottobre – 4 novembre – Battaglia di Vittorio Veneto (fine della guerra di montagna)

 

Note storiche di Manfred Rauchensteiner

Il 23 maggio 1915 migliaia di manifesti in Italia e in Austria-Ungheria annunciavano l’inizio di una nuova fase della guerra mondiale: il re d’Italia Vittorio Emanuele III. dichiarava guerra all’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe I., suo alleato fino a pochi giorni prima.
Che l’Austria-Ungheria e l’Italia si stessero preparando alla guerra, nonostante un’alleanza stipulata nel 1882 e comprendente l’Impero di Germania, appariva chiaro ovunque erano state predisposte fortezze e sbarramenti. Ma il luogo in cui ciò risultava maggiormente evidente era proprio nelle Dolomiti, sull’altopiano dei Sette Comuni, dove a partire dal 1906 erano stati costruiti potenti forti di sbarramento che avrebbero dovuto impedire  un’ eventuale avanzata nelle valli ma anche lungo le creste delle  montagne. Con sforzi enormi erano stati costruiti sul lato italiano due gruppi di forti corazzati, fronteggiati sul lato austriaco da sei forti di sbarramento. Dal maggio 1915 sarebbero stati operativi. In altre zone lontane, non dolomitiche, i preparativi erano stati meno articolati. Ma una cosa era certa: entrambe le parti volevano occupare le cime e speravano non soltanto di potersi assestare sui duemila e i tremila, ma anche di cacciare il nuovo nemico dalle proprie posizioni. La guerra per la vetta in regioni impervie, fino a quel momento dominio esclusivo di guide alpine e rocciatori, rappresentava una novità nella storia bellica.
La terza sezione del nuovo fronte era molto più tradizionale, perché sulle pendici del Carso lungo l’Isonzo si trattava di attraversare oppure difendere una zona scarsamente abitata. Ma ciò che nei piani operativi dei due stati maggiori, da una parte come dall’altra era un puro scenario teorico,  doveva innanzitutto essere popolato di uomini. Si provvide pertanto a trasportare in quell’area un gran numero di soldati, finché lungo il fronte dolomitico e quello carinziano non risultarono stanziati circa 250.000 italiani e sull’Isonzo altri 210.000, fronteggiati sul lato austro-ungarico da un numero di uomini pari solo alla metà. Per poter mettere le truppe dislocate al fronte in condizione di fare ciò che ci si aspettava da loro, ossia combattere, fu necessario ricorrere ad una logistica dispendiosa. Fu quindi impiegato un numero di soldati tre volte maggiore per assicurare i rifornimenti e soprattutto per rimpiazzare i morti e i feriti. Se nel 1914 all’inizio della Grande Guerra sembrava che in tutta Europa la gente non avesse atteso altro che di lanciarsi a capofitto in una guerra da affrontare e superare come una grande avventura, nel frattempo si era fatto strada un senso di disillusione e soprattutto da parte italiana era sparita praticamente ogni traccia di euforia. Come fu chiaro nel momento in cui ai soldati veniva ordinato di avanzare ed essi attaccavano con una certa esitazione. Era decisamente più facile ricorrere all’artiglieria perché i suoi proiettili recavano una morte anonima. Ben altra cosa era incitare le truppe di terra mandandole all’attacco corpo a corpo. Perché le armate austro-ungariche che avevano iniziato una guerra di forte impatto emotivo e percepivano come una “perfidia” l’entrata in guerra di quello che fino a quel momento era stato loro alleato, si impegnavano al massimo per ostacolare e anzi rendere impossibile l‘ avanzata degli italiani. Da entrambe le parti si combatteva con spirito implacabile e sia gli aggressori che i difensori subirono fin dal primo giorno perdite enormi. Poiché le armate italiane non riuscirono in nessuna parte del fronte a raggiungere i propri obiettivi penetrando nei territori interni dell’Austria, all’inizio del 1916 il Comando supremo dell’i. r. esercito austroungarico decise di passare a sua volta all’attacco.  Sulle Dolomiti vennero concentrate due armate col compito di sfondare nella pianura veneta e decidere in tal modo le sorti della guerra. La cosiddetta „Strafexpedition“ iniziò quasi esattamente un anno dopo l’entrata in guerra dell’Italia, ma non portò all’attesa disfatta di quest’ultima.
Per un altro anno e mezzo fu la guerra di logoramento a farla da padrona. Sulle montagne italiani e austriaci cominciarono a concentrare i propri sforzi sull’obiettivo di far saltare in aria le postazioni di vetta collocate in punti particolarmente esposti, con esiti senz’altro spettacolari ma tanto poco decisivi  per i destini della linea del fronte quanto lo fu poi l’uso di gas tossico impiegato a partire dall’agosto 1916. I morti aumentavano. Non da ultimo sull’altopiano dell’Isonzo, dove si combatteva metro per metro. Nell’autunno del 1917 le truppe austro-ungariche erano così stremate da temere  veramente di non poter reggere un’ altra offensiva italiana su vasta scala. Ma a questo punto la Germania tentò tutto il possibile per salvare il suo principale alleato, l’Austria-Ungheria, dalla catastrofe militare.  Un’offensiva congiunta sferrata tra la fine di ottobre  e novembre 1917 consentì di annientare due armate italiane costringendole alla ritirata nell’ area tra Venezia e Vicenza. Ma come le truppe tedesche erano corse in aiuto di quelle austriache, adesso furono le divisioni britanniche e francesi a salvare l’Italia dal tracollo. E la guerra, ancora una volta, andava avanti.
Nel giugno 1918 le armate austro-ungariche si predisposero al loro ultimo attacco. Ancora una volta, come nel 1915 e nel 1916, gli scenari della guerra furono sia le montagne che la pianura del Piave, ma le possibilità militari della monarchia asburgica erano ormai esaurite. L’attacco fallì dopo pochi giorni. Di nuovo il fronte si bloccò. Ma alla fine di ottobre gli Alleati intentarono l’ offensiva decisiva e costrinsero la controparte all’ armistizio. Quando questo entrò in vigore il 4 novembre 1918 l’Austria–Ungheria si era già disgregata. Sulle Dolomiti e lungo il fronte di montagna i soldati abbandonarono le loro postazioni e cercarono di far ritorno alle loro nuove patrie. Là dove correva un tempo il fronte dell’Isonzo oltre 300.000 soldati austro-ungarici divennero prigionieri di guerra dell’Italia. Di coloro che nel 1915 avevano assistito alla dichiarazione di guerra del re d’Italia all’imperatore d’Austria, non ne erano rimasti in vita nemmeno la metà.

 

Manfried Rauchensteiner

Studi di storia e germanistica presso l’Università di Vienna.
Dal 1966 lavora come storico presso l’Istituto di scienze militari del Ministero Federale della Difesa.
Nel 1975 consegue l’abilitazione a docente universitario, quindi diventa professore straordinario di Storia austriaca presso l’Università di Vienna.
Svolge attività di docenza presso l’Università di Innsbruck, l’Accademia per la Difesa e l’Accademia Diplomatica di Vienna.
Dal 1988 al 1992 è Direttore del Servizio di storia militare presso il Ministero Federale della Difesa, successivamente dirige fino al 2005 il Museo  di storia militare.
Dal 2005 al 2011 è coordinatore e consulente nell’allestimento del Museo di storia militare di Dresda.
Ha pubblicato 15 libri, numerose opere minori, articoli scientifici su giornali e riviste. Ha collaborato a produzioni televisive ed è stato curatore di varie mostre. Nel settembre 2013 è uscito il libro:
„Der Erste Weltkrieg und das Ende der Habsburgermonarchie 1914 – 1918“ (it.La prima guerra mondiale e la fine della monarchia asburgica 1914 – 1918) (Edizioni Böhlau).

 

SERVIZIO STAMPA A CURA DI
apomat* büro für kommunikation
Mahnaz Tischeh
tel: 0043 (0)699 1190 22 57
mail: office@apomat.at
www.apomat.at

PRODUZIONE
Sigma Film
Heinz Stussak
Schönbrunner Str. 133/1, 1050 Wien
tel: 0043 (01) 208 2231
mail: h.stussak @sigmafilm.at
www.sigmafilm.at

REGIA e PRODUZIONE
Vent Productions
Ernst Gossner

mail @derstilleberg.com
www.ernstgossner.com

Production of Marketing & Distribution (PMD)
kreativkommunikation
Dr. Peter Drössler
Schönbrunner Str. 31/11, 1050 Wien
tel: 0043 (0)699 104 57057
mail: peter @kreativkommunikation.at
www.kreativkommunikation.at

DISTRIBUZIONE
Constantin Film
Siebensterng. 37, 1070 Wien
tel: 0043 (01) 52128-1224
www.constantinfilm.at

Tirol 1915.
Eine erste Liebe.
Ein gnadenloser Krieg.

Kinostart
März 2014

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